Gli ultimi aggiornamenti sul Caso Garlasco riguardano Alberto Stasi e la sua semilibertà
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla Procura Generale presso la Corte d’Appello di Milano contro l’ordinanza del 9 aprile scorso, che aveva concesso un beneficio penitenziario ad Alberto Stasi. L’ex studente della Bocconi è stato condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nell’agosto del 2007. Mentre si riaccende il dibattito sulla sua posizione, proseguono le nuove indagini sul delitto con l’obiettivo di fare piena luce su un caso che, a distanza di quasi due decenni, continua a sollevare interrogativi e sospetti.
Le analisi sul DNA e l’impronta misteriosa
Nel maxi incidente probatorio attualmente in corso, gli esperti hanno analizzato una trentina di fogli in acetato contenenti una cinquantina di impronte, tra cui la famigerata “impronta 10”, individuata sulla porta d’ingresso della villetta dove fu uccisa Chiara. Dai primi accertamenti, tuttavia, non è stato possibile ricavare profili genetici comparabili: le tracce risultano troppo deboli o degradate per essere utili alle indagini.
La “spazzatura” analizzata: solo DNA di Chiara e Stasi
Tra i reperti al vaglio ci sono anche alcuni rifiuti domestici – cartoni dello yogurt, bottiglie e altri oggetti – che avrebbero potuto contenere tracce di un eventuale terzo soggetto. Tuttavia, anche su questi materiali sono emersi soltanto i profili genetici riconducibili a Chiara Poggi e ad Alberto Stasi, escludendo per ora la presenza di altri individui.
Andrea Sempio nuovamente indagato
A riaccendere l’interesse sul caso è stato anche il recente avviso di garanzia notificato ad Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, già attenzionato nelle fasi precedenti dell’inchiesta. L’11 marzo scorso, la Procura ha formalizzato una nuova iscrizione nel registro degli indagati per concorso in omicidio, dopo ulteriori analisi genetiche ritenute attendibili.
Impronte sul pigiamino e nuovi scenari
Secondo quanto sostenuto dalla difesa di Stasi, rappresentata dall’avvocato Antonio De Rensis, alcune impronte trovate sul pigiamino di Chiara potrebbero rappresentare la “firma dell’assassino”. Il legale ha inoltre puntato il dito contro la gestione iniziale della scena del crimine, parlando di errori gravi durante il recupero del corpo.
Una testimonianza che fa discutere
A gettare nuove ombre sul caso è arrivata anche una testimonianza recentemente riemersa: un’amica di Stefania Cappa, all’epoca vicina a Stasi, avrebbe riferito che la giovane sostenne di aver visto Chiara Poggi viva intorno alle 11 del giorno dell’omicidio. Un dettaglio che, se confermato, metterebbe in discussione la ricostruzione temporale su cui si basò la condanna.
Le prossime tappe
Il prossimo 4 luglio è previsto un confronto tra genetisti per un ulteriore tentativo di recupero del DNA da alcuni reperti chiave. La relazione conclusiva del collegio peritale è attesa entro ottobre. Solo allora si saprà se i nuovi elementi raccolti saranno sufficienti a modificare l’impianto accusatorio o addirittura a riaprire il processo con una richiesta di revisione.




